Costola rotta cosa fare – TrattaMIX UDINE – oltre a descrivere cosa fare per guarire, abbiamo creato una GUIDA PRATICA per applicare da soli un bendaggio per ridurre il dolore
Lo scopo di questo articolo “Costola rotta cosa fare – CONSIGLI PRATICI per guarire”, è fornirvi una spiegazione dettagliata riguardante le strategie per affrontare con successo la complessità di un trauma a livello costale, al fine di comprendere come guarire in modo completo ed evitare problematiche a lungo termine.
In fondo all’articolo troverete anche un video con una serie di istruzioni per effettuare un bendaggio con il kinesiotape, semplice da replicare ed efficace per ridurre istantaneamente il vostro dolore.
LE COMPLESSE DINAMICHE DI UN TRAUMA COSTALE
Una frattura costale avviene generalmente a causa di un trauma dove si ha un impatto diretto o indiretto sulla gabbia toracica. Esistono poi delle rare situazioni dove la persona, soffrendo di una grave osteoporosi, non necessita di un vero e proprio trauma per subire una frattura.
In questo articolo, prenderemo in considerazione solo il caso di frattura conseguente ad un trauma.
In fase acuta, gli aspetti più importanti da considerare sono:
- Il controllo del dolore;
- La stabilizzazione della frattura;
- La valutazione di un possibile interessamento delle strutture adiacenti alla gabbia toracica, come ad esempio la pleura, ovvero la membrana che separa la cavità polmonare dalla gabbia toracica e che, se perforata, si riempie d’aria e provoca un collasso parziale o completo del polmone (definito come pneumotorace).
Conclusa la fase acuta, dal punto di vista riabilitativo, diventa importante valutare tutte le strutture adiacenti alla costa fratturata che hanno subito a loro volta dei micro-traumi e che possono influenzare l’equilibrio generale del corpo della persona. Vogliamo espressamente sottolineare che questa sembra una fase meno importante, in quanto il dolore acuto e limitante ormai è scomparso, ma dal nostro punto di vista è esattamente il contrario: in realtà, proprio a causa dell’incredibile natura elastica e plastica della gabbia toracica, la quale deve potersi muovere correttamente ad ogni nostro respiro, a seguito di un trauma costale si creeranno delle alterazioni posturali che tenderanno ad influenzare sempre di più la postura del corpo.
Queste alterazioni posturali porteranno a loro volta allo sviluppo di tensioni e sovraccarichi in determinate aree del corpo, i quali potranno essere risolti solo grazie ad un intervento fisioterapico mirato.
Perciò, la nostra prima raccomandazione è di NON SOTTOVALUTARE QUESTO TRAUMA, ma di preoccuparsene subito e fino in fondo.
LE COMPLESSE CONSEGUENZE DI UN TRAUMA ALLE COSTE VISTE A 360°
E’ importante valutare tutte le aree in cui, conseguentemente ad una frattura costale, possono generarsi dei traumi e quindi delle lesioni secondarie.
Per spiegarvi al meglio questo passaggio, andremo ad analizzare le aree contigue alla costola traumatizzata seguendo un modello tridimensionale, ovvero dividendo l’osservazione in 3 piani: orizzontale, verticale e trasversale.
DISTRIBUZIONE ORIZZONTALE DELL’ENERGIA
Osserviamo per un attimo le dinamiche del trauma.
La frattura avviene a causa di un eccessivo accumulo di energia meccanica in un determinato punto dell’osso che, non essendo in grado di assorbire tutta questa energia, si rompe. L’energia trasmessa non si concentra solo sul punto di frattura ma, data l’enorme plasticità del corpo, si distribuisce su un’area ben più ampia, creando tante micro-lesioni nei tessuti circostanti l’area dell’impatto.
Un esempio di struttura che più di frequente viene interessata è la complessa rete di legamenti che sulla faccia posteriore del nostro corpo stabilizza le coste alla colonna vertebrale. A seguito del trauma, questi tessuti subiscono numerose microlesioni e di conseguenza nell’area adiacente si sviluppa una reazione infiammatoria a scopo riparativo, la quale a breve termine genera gonfiore e irritazione chimica del tessuto connettivo (quindi dolore), mentre a lungo termine genera perdita di mobilità delle articolazioni e delle strutture molli interessate (a causa di un disordinato deposito delle fibre di collagene necessarie per la riparazione).
Va inoltre considerato che non si parla semplicemente di una rigidità dell’articolazione che connette la costa fratturata alla colonna vertebrale, ma anche dei segmenti di colonna vertebrale superiore ed inferiore connessi alla costa interessata.
Tutte queste conseguenze dipendono ovviamente dall’intensità del trauma: più coste saranno coinvolte, più gravi saranno le problematiche associate alla gabbia toracica e alla colonna vertebrale.
N.B: Abbiamo scelto di non considerare le articolazioni anteriori presenti tra coste e sterno, in quanto la presenza delle cartilagini costali rende tutto il sistema più elastico e meno soggetto a queste problematiche, anche se le dinamiche traumatiche sono simili a quelle appena descritte.
DISTRIBUZIONE VERTICALE DELL’ENERGIA
A questo punto, dobbiamo preoccuparci della distribuzione dell’energia meccanica in senso verticale.
Consideriamo i muscoli elevatori delle coste interni ed esterni, che collegano una costa all’altra.
Anch’essi inevitabilmente assorbiranno una parte dell’energia dell’impatto, subendo delle piccole lesioni sia del tessuto connettivo che li riveste, sia delle fibre muscolari di cui sono composti.
La rigidità quindi non sarà più legata soltanto alla costa fratturata, in quanto conseguentemente alle lesioni muscolari annesse al trauma anche la costa superiore e la costa inferiore diventeranno più rigide, impedendo i naturali movimenti di pressione ed espansione che avvengono durante la respirazione.
In realtà, tutte le coste della gabbia toracica sono collegate fra loro da tessuti muscolari e fasciali, perciò la tensione si estenderà a tutto il lato (emitorace) dove è presente la frattura, con un punto di maggiore rigidità al suo livello.
A seconda poi del punto di frattura, potranno essere coinvolti altri muscoli, come ad esempio:
- Muscolo sottoscapolare, situato sulla faccia anteriore della scapola, adiacente alla gabbia toracica;
- Muscoli estensori della colonna;
- Muscolo gran dentato o dentato anteriore, situato sulla porzione laterale del torace;
- Diaframma, il muscolo più importante della respirazione, il quale forma una cupola con la convessità rivolta verso il torace e la concavità rivolta verso l’addome.
DISTRIBUZIONE TRASVERSALE DELL’ENERGIA
Nel trauma possono essere coinvolti anche gli organi della cavità toracica ed addominale, in quanto durante l’impatto subiscono dei movimenti improvvisi e possono lesionarsi sia al loro interno, sia a livello del complesso sistema di legamenti e fasce connettivali che li ricoprono e li mantengono posizionati nelle loro sedi inserendosi in parte sulla gabbia toracica.
CONSEGUENZE A LUNGO TERMINE
La maggior parte di voi sta leggendo questo articolo perché ha subito una frattura costale e prova un dolore molto acuto. Possiamo già dirvi che avrete bisogno di un po’ di tempo prima che questo dolore passi, in quanto la gabbia toracica è una struttura molto mobile, difficile da mantenere ferma e soprattutto connessa ad un’attività costante ed indispensabile, la RESPIRAZIONE.
Al tempo stesso, come già vi abbiamo detto all’inizio, ciò di cui dovete preoccuparvi non è il dolore in fase acuta, che con il passare del tempo si ridurrà fino a scomparire, ma delle possibili conseguenze a lungo termine.
La gabbia toracica è una struttura globalmente elastica e creata per adattarsi ai cambiamenti di forma dati dalla respirazione. Nel momento in cui si prova dolore, la tendenza del corpo è quella di “chiudersi” verso l’area dolente, in modo tale da diminuire la tensione dei tessuti che la circondano, riducendo così il sintomo e favorendo la cicatrizzazione.
In questo modo però, il corpo si abitua ad assumere e mantenere una postura scorretta, visto anche l’irrigidimento dei tessuti lesionati e cicatrizzati nel tempo che rendono svantaggioso il fatto di mantenere una postura eretta e simmetrica.
In aggiunta, è importante considerare che, a seguito di un trauma costale, si tende anche a modificare il proprio modo di respirare, sia utilizzando in misura minore il diaframma (muscolo che ci permette di effettuare respiri profondi e completi) e favorendo i muscoli accessori della respirazione (che portano ad un respiro incompleto e superficiale), sia utilizzando maggiormente il lato del torace sano rispetto a quello lesionato.
Immaginate una persona con una frattura a livello dell’emitorace destro.
Il suo corpo tenderà a inclinarsi verso destra, sfavorendo l’utilizzo della componente muscolare di quel lato e sovraccaricando la componente sinistra del muscolo diaframma e degli altri muscoli accessori. Il cambiamento nella respirazione si ripercuoterà sulla postura generale della persona, aggravando la situazione già presente e portando a sovraccarichi muscolari, infiammazioni e dolore in diverse aree del corpo.
Inoltre, potranno esserci delle modifiche anche a livello della mobilità degli organi addominali, che si trovano inferiormente al diaframma.
Esso infatti sale e scende durante la respirazione, allo scopo di creare una pressione negativa all’interno della gabbia toracica per favorire l’ingresso dell’ossigeno nei polmoni. Con il suo movimento costante però, crea anche un vero e proprio massaggio degli organi addominali, andandone a favorire diverse funzioni quali ad esempio l’irrorazione sanguigna e il transito intestinale.
E’ facile comprendere come un minore utilizzo di questo muscolo o un suo utilizzo asimmetrico, possa influire sul corretto funzionamento di questi organi, aggravando ulteriormente la situazione.
E’ importante sottolineare che queste problematiche compaiono gradualmente con il passare degli anni, ma non per questo sono di importanza secondaria rispetto alle conseguenze dirette sull’area lesionata.
COME GUARIRE COMPLETAMENTE
Il consiglio principale è quello di rivolgervi ad un terapista esperto in terapia manuale per la valutazione di tutte le strutture di cui abbiamo parlato in questo articolo.
Inizialmente, il compito del collega sarà quello di ridurre il più rapidamente possibile la sintomatologia, anche per evitare che la modifica della postura si strutturi permanentemente, diventando più difficile da risolvere.
La fase acuta risulterà più breve e meno dolorosa per le persone che non presentano una lunga storia di traumi e hanno un sistema muscolo-scheletrico in equilibrio. Al contrario, per le persone con sovraccarichi, tendinopatie o dolori già presenti il percorso potrà durare molto più di un mese, in quanto potenzialmente il corpo di questi pazienti, è molto rigido e trova difficile modificare la postura assunta nel tempo.
Detto ciò, a prescindere dalla vostra condizione iniziale, risulterà fondamentale trovare un terapista che sia in grado di prendersi cura del vostro corpo, valutando e lavorando su tutte le aree traumatizzate, in modo tale che, concluso il percorso terapeutico, non vi siano più ostacoli al mantenimento di una postura corretta ed equilibrata.
Sperando che questo articolo vi sia stato utile, qui sotto trovate il video con i consigli per applicare il kinesio-tape sulla gabbia toracica lesionata, allo scopo di ridurre istantaneamente il vostro dolore.
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