Diaframma dolore cause e soluzioni – TrattaMIX UDINE – PROVATE QUESTO AUTO MASSAGGIO, imparate le migliori tecniche di terapia manuale per risolvere il dolore
Con questo articolo “Dolore al diaframma” il nostro scopo è quello di fornirvi una soluzione domestica per trattare efficacemente tutti i sintomi che si possono percepire a livello di questo importantissimo muscolo.
La soluzione verrà spiegata in un video tutorial che troverete in fondo a questo articolo: potete decidere di scendere direttamente e cominciare con la pratica, o di proseguire con la lettura per capire più approfonditamente i motivi per il quale il vostro diaframma potrebbe essere contratto e dolente.
Dolore al diaframma
Cominciamo dalla prima domanda che potrebbe sorgervi spontanea: come faccio a capire se il mio dolore proviene dal diaframma?
E’ una domanda più che lecita in quanto il diaframma è un muscolo molto ampio, profondo e centrale del nostro corpo.
Questo significa sia che esistono differenti sintomi che possono provenire da una tensione a carico di questo muscolo, sia che questi sintomi possono collocarsi in zone differenti del corpo. E anche in quest’ultimo caso è importante fare una distinzione: il dolore in queste zone può essere dato dall’irritazione del sistema nervoso periferico che una tensione diaframmatica può provocare, oppure dal sovraccarico di altre catene muscolari che devono adeguarsi ai cambiamenti posturali provocati dalla tensione diaframmatica.
Ma facciamo prima un piccolo passo indietro, ragionando sulla forma del diaframma.
Il diaframma è un muscolo che, per semplificazione, si può suddividere in due parti:
- La prima parte è la cupola diaframmatica, ovvero la parte a forma rotondeggiante che divide la cavità toracica dalla cavità addominale;
- La seconda parte è formata dai pilastri diaframmatici, ovvero dalle fibre verticali che si inseriscono a livello della colonna vertebrale.
La cupola diaframmatica è la parte che sale e scende quando noi respiriamo, permettendo ai polmoni di espandersi durante l’inspirazione e di svuotarsi durante l’espirazione; i pilastri del diaframma sostengono questi movimenti e ancorano il muscolo alla nostra struttura scheletrica principale, la colonna vertebrale.
Solitamente, la zona dei pilastri è quella più frequentemente responsabile della sintomatologia, la quale viene percepita fondamentalmente come dolore alla schiena, in zona lombare.
Anche la cupola diaframmatica può essere interessata dal dolore, ma questo avviene solitamente a seguito di traumi specifici sulla gabbia toracica o per traumi in cui c’è stato un forte contraccolpo (es per un incidente stradale) che ha provocato uno “scossone” improvviso degli organi interni addominali. In questi casi, il dolore può essere provocato dalla compressione improvvisa del muscolo o dalla lacerazione di alcune sue fibre muscolari: il sintomo sarà quindi molto più forte e facilmente localizzabile nell’area muscolare lesionata.
Riassumendo quindi questi primi concetti:
- La cupola diaframmatica sarà maggiormente interessata nei casi di traumi o lesioni muscolari;
- I pilastri diaframmatici saranno maggiormente interessati nei casi di sovraccarico muscolare;
- In tutti i casi comunque, l’automassaggio che trovate in fondo all’articolo vi sarà utile.
Diaframma bloccato: sintomi
Arrivati a questo punto, possiamo ragionare più a fondo sulla situazione più comune, ovvero le alterazioni posturali causate da una problematica al diaframma.
Il diaframma è il muscolo fondamentale della respirazione, il che significa anche che è un muscolo in costante movimento. Inoltre, come detto in precedenza, è posizionato in modo tale da dividere la cavità toracica dalla cavità addominale: ciò significa che si inserisce orizzontalmente sulle coste (a livello della cupola diaframmatica) e verticalmente sulle vertebre (tramite i pilastri diaframmatici).
Grazie alla sua posizione quindi, influenza i movimenti del corpo su tutti i piani dello spazio.
Pensatevi (o portatevi) per un attimo in piedi con le mani sui fianchi: i movimenti che potete compiere con il vostro busto saranno in avanti, indietro, lateralmente verso destra e verso sinistra, in rotazione verso destra e verso sinistra.
Tutti questi movimenti vengono influenzati dal diaframma che, nel caso sia contratto/accorciato in alcune aree, provocherà un’alterazione della forma della gabbia toracica, quindi una modifica della nostra postura e di conseguenza con il passare del tempo, la comparsa di sovraccarichi di alcuni muscoli a discapito di altri.
Capite bene come sia impossibile classificare tutte le possibili posture scorrette provocate da una problematica del diaframma, sia perché esso può presentare una o più aree rigide, sia perché le modificazioni posturali dipenderanno anche dalla tipologia di movimenti compiuti (quindi più ripetuti) dalla persona nella sua vita quotidiana e dallo stato in cui si trovano gli altri muscoli del suo corpo.
Oltre a tutto questo, la rigidità che provoca una modifica posturale potrebbe non trovarsi semplicemente sul diaframma, ma anche su aree che si trovano superiormente o inferiormente ad esso.
Cerchiamo di semplificare attraverso un esempio.
Immaginate gli organi toracici ed addominali come i passeggeri all’interno di una macchina che subisce un incidente stradale. I passeggeri sono protetti dalle cinture di sicurezza e dagli airbag: ciò non significa però che, a causa dell’incidente, non subiscano dei traumi, anche semplicemente per il forte contraccolpo dato dall’impatto. Il nostro corpo funziona allo stesso modo: tutti gli organi hanno delle “cinture di sicurezza” rappresentate dai legamenti e dai tessuti fasciali che li stabilizzano. Al tempo stesso, durante un trauma vengono spinti in una determinata direzione; i legamenti attutiscono questa energia e li mantengono in posizione, ma non possono impedire all’organo di sperimentare quei microtraumi dati dall’accelerazione improvvisa subita. La conseguenza sarà una rigidità dell’area traumatizzata e una parziale perdita di movimento. Anche in questo caso possiamo parlare di movimento, in quanto ogni organo addominale deve avere una certa mobilità per adattarsi ai continui movimenti del diaframma durante la respirazione. Questo concetto è indispensabile per capire quanto un trauma nell’area addominale porti ad una rigidità che si ripercuote inevitabilmente sull’efficacia della respirazione, in quanto gli organi rigidi si modellano più difficilmente, ostacolando la discesa del diaframma durante l’inspirazione. La conseguenza inevitabile sarà una modificazione della postura quotidiana, nel tentativo di respirare meglio.
Immaginate di subire un trauma sul lato destro del corpo. Il vostro istinto vi suggerirà di chiudervi verso quella direzione per proteggere il fianco traumatizzato e per favorire la respirazione sul lato sinistro.
Con il passare del tempo, questa postura vi porterà a dei sovraccarichi, sia perché il peso del vostro corpo verrà spostato sempre di più sull’arto inferiore destro, sia perché tutte le strutture muscolari a sinistra verranno allungate, sia perché alcuni muscoli dovranno fare molta più fatica per compensare la vostra postura, come ad esempio i muscoli del collo sul lato sinistro (immaginando la testa inclinata verso destra).
Anche in questo caso, l’autotrattamento proposto in fondo a questo articolo vi sarà molto utile, in quanto agisce principalmente per migliorare la mobilità delle aree sottodiaframmatiche che interagiscono con il diaframma, modificandone la sua mobilità e quindi la sua efficacia.
Conclusioni
Fino a qui, speriamo di avervi fornito una guida utile e chiara per capire se il vostro caso può essere inserito nelle situazioni in cui è il diaframma a provocare dolore o altri sintomi.
Ci sentiamo comunque di consigliare questo trattamento a TUTTI, in quanto, dalla nostra esperienza in studio, il diaframma è un muscolo contratto nella maggior parte delle persone.
Ciò accade perché è vero che esso si altera a causa di traumi nell’area sottodiaframmatica, ma è altrettanto vero che spesso si irrigidisce anche a causa di traumi molto lontani nel corpo.
Un esempio è il paziente che si presenta da noi per una distorsione alla caviglia. Conseguentemente al trauma, egli sposta il peso del corpo sulla caviglia “sana”, e questo spostamento spesso comprende anche un’inclinazione laterale della gabbia toracica, la quale influenza la funzionalità del diaframma nelle modalità descritte sopra.
Un altro esempio è il paziente che si presenta da noi con un dolore alla spalla. Spesso, trattando il diaframma si aiuta a liberare il movimento della gabbia toracica, la quale a sua volta entra in contatto con la scapola, struttura fondamentale per una corretta meccanica di movimento della spalla e degli arti superiori.
Oltre a tutto questo, va detto che il diaframma è un muscolo molto legato agli aspetti emotivi e psicologici della persona: questo significa che può irrigidirsi anche a seguito di traumi emotivi o per semplici periodi di stress, al giorno d’oggi molto frequenti nella nostra quotidianità.
In conclusione, speriamo di avervi fornito una panoramica globale riguardo al muscolo diaframma e alle sue possibili problematiche.
Non ci resta che augurarvi buona visione dell’automassaggio, consigliandovi di ripeterlo più e più volte nel tempo, per ottenere sollievo dai vostri sintomi e migliorare la vostra respirazione. diaframma dolore, diaframma dolore, diaframma dolore