Cosa aspettarsi da un fisioterapista e cosa no.
È un operatore sanitario che si occupa di terapia manuale, riabilitazione motoria e rieducazione posturale
Chi è il fisioterapista oggi?
Già gli antichi romani conoscevano bene l’efficacia dei massaggi curativi, praticati spesso ai gladiatori sopravvissuti alle sfide nelle arene. Questo sapere è stato tramandato sino a ritornare ad assumere importanza e attenzione anche in campo medico.
Se negli Stati Uniti è accaduto già a fine Ottocento con l’affermarsi dell’osteopatia e nel Novecento in molti stati europei, in Italia abbiamo dovuto attendere di più. È del 2002 il riconoscimento, con una formazione universitaria, della fisioterapia come branca della medicina, finalizzata a prevenire, curare e riabilitare pazienti con patologie o disfunzioni congenite o acquisite al sistema muscolo-scheletrico, neurologico e viscerale (gli organi interni sono detti “visceri”).
In Italia il fisioterapista è un operatore sanitario laureato in Fisioterapia (percorso triennale) e appartiene alla classe delle professioni sanitarie della riabilitazione. In seguito all’approvazione della legge 3/2018, esiste anche un Albo dei fisioterapisti, al quale i professionisti devono ora iscriversi.
Cosa non fa il fisioterapista
Poiché il laureato in fisioterapia non è medico chirurgo, il fisioterapista:
- non può fare diagnosi ma solo osservare e valutare la situazione
- non può prescrivere farmaci o indagini diagnostiche, come radiografie ed ecografie
- non può eseguire trattamenti invasivi, come quelli chirurgici o dell’agopuntura
La situazione è subito chiara se pensiamo all’ambito ospedaliero. Lì è il medico (il fisiatra) a dare le indicazioni generali di intervento. Il fisioterapista le valuta e decide quali azioni scegliere per raggiungere i risultati che gli sono richiesti.
Cosa fa il fisioterapista
Il fisioterapista utilizza tecniche manuali diverse oltre a specifici strumenti sul sistema muscolo-scheletrico e sui visceri per interventi di:
- prevenzione così da evitare la comparsa di vere e proprie patologie, complicazioni o di infortuni preannunciati da comportamenti compensativi, che il corpo assume a causa di qualche malfunzionamento
- cura dopo infortuni o in caso di situazioni acute o croniche, ma nulla può in alcuni casi molto specifici, in cui la situazione richiede necessariamente un’operazione chirurgica
- riabilitazione dopo interventi chirurgici, traumi o patologie neurologiche. In caso di trapianti di cuore, bypass e sostituzioni valvolari cardiache, la fisioterapia garantisce un buon compenso cardiocircolatorio; in caso di interventi polmonari e a livello addominale, fa recuperare una buona funzione respiratoria e della muscolatura addominale
Fisioterapia versus farmaci
Molte persone preferiscono ricorrere ai farmaci quando provano dolori collegati a problematiche dell’apparato muscolo-scheletrico. Di certo sono un sollievo, però non sono una soluzione.
La terapia farmacologica lavora sul sintomo soltanto, perciò non risolve la problematica in sé. Riduce il dolore perché invia ai neuroni il comando di smettere di mandare segnali di allerta – il dolore – però l’infiammazione che c’è sotto rimane, e prima o poi si farà sentire di nuovo. Il farmaco è veloce, comodo ed economico, un bell’aiuto, ma non risolutivo.
Il fisioterapista lavora sul sintomo, sull’area specifica e anche ad ampio raggio. Interviene infatti sul sintomo con diversi strumenti (terapia manuale, laser, cerotti ecc.), sulla problematica specifica, che ha portato l’area a lavorare male e quindi a dolere, e sul corpo in generale. Quest’ultima attenzione serve da un lato per evitare i comportamenti compensativi, messi in atto inconsciamente per continuare comunque a muoversi, e dall’altro per consentire alla persona di muoversi in modo corretto e naturale. È con questo approccio che la fisioterapia dà soluzioni definitive alle problematiche muscolo-scheletriche.