Frattura polso riabilitazione a casa – una guida passo-passo per prendersi cura del trauma fin dall’inizio e favorire il lavoro del fisioterapista
Frattura polso riabilitazione a casa – Tipi di fratture al polso
Frattura polso riabilitazione a casa – Con questo articolo non vogliamo fare in modo che voi da casa vi sostituiate al lavoro del fisioterapista, infatti se questo non è il vostro mestiere, per quanto bravi possiate essere , il vostro occhio e le vostre mani non potranno mai essere equiparate a quelle di un professionista della riabilitazione. Ciò che intendiamo darvi con questo articolo è una guida completa con i consigli e le tecniche più utili ed efficaci da utilizzare a casa per prendervi cura voi stessi del vostro trauma al polso. Si perchè la vostra partecipazione al percorso di recupero è fondamentale e preziosissima per raggiungere i migliori risultati nel minor tempo possibile.
Partendo dall’inizio, se vi hanno diagnosticato una frattura al polso sappiate che questa interessa le ossa dell’avambraccio nella loro parte più distale: nella maggior parte delle volte il trauma coinvolge l’osso chiamato radio, altre volte può coinvolgere l’ulna, più raramente coinvolge entrambe le ossa radio e ulna. Potete trovare un approfondimento di questi tipi di fratture cliccando su questo link.
Una volta che avete scoperto dal medico o dal referto quale tipo di osso del polso avete fratturato, sappiate che questo articolo fa al caso vostro per qualunque tipologia di trauma vi siate procurati al polso: i consigli presenti in questa guida saranno infatti applicabili in tutte e tre i casi di frattura descritti prima (radio, ulna o entrambi).
Cominciamo con la riabilitazione a casa
Dividiamo i consigli in 2 fasi
Innanzitutto vi chiederete quando cominciare con la vostra riabilitazione a casa: bene potete cominciare a prendervi cura del vostro trauma sin da subito, sia che l’intervento eseguito in ospedale sia stata un’operazione chirurgica sia nel caso vi abbiano semplicemente ingessato l’arto.
Per facilitare la lettura e lo stesso ragionamento, divideremo il percorso riabilitativo in due fasi distinte:
- la prima fase descrive cosa fare nel periodo iniziale di immobilità, in cui è presente il gesso o siete nel primo periodo post-chirurgico;
- la seconda fase corrisponde al periodo in cui il gesso è stato tolto o la fase post-intervento è terminata e vi viene detto che potete iniziare la fisioterapia.
Prima fase: periodo dell’immobilità
Nella fase iniziale ciò di cui dovete prendervi cura è il gonfiore: dovete sapere che dopo una frattura è normale che ci sia una fuoriuscita di liquido e di sangue che si accumula tra i tessuti (edema e ematoma), ed è altrettanto normale che il corpo attivi dei processi infiammatori per cicatrizzare la lesione. Quello che è utile fare all’inizio della terapia “home made” è ridurre il più possibile questo gonfiore: attenzione l’obiettivo non è bloccare il processo infiammatorio ma limitarne gli effetti collaterali. Ci teniamo a precisare infatti che l’infiammazione ha un’azione positiva nel corpo umano perché ha lo scopo di ripulire l’area traumatizzata e favorire la cicatrizzazione dei tessuti. Quello che noi possiamo fare è aiutare l’infiammazione a fare il suo naturale decorso il più rapido possibile, così da ridurre il dolore e prevenire le rigidità post-trauma.
Per far questo, anche in presenza del gesso, potete adottare DUE STRATEGIE SEMPLICI ED EFFICACI: il ghiaccio e il massaggio. Scopriamo insieme i loro benefici.
- GHIACCIO – L’applicazione del ghiaccio permette di alternare momenti di vasodilatazione e vasocostrizione del sistema sanguigno, così da ottenere un drenaggio più veloce del versamento e quindi delle molecole dell’infiammazione, con conseguente calo del dolore.
Dove applicare il ghiaccio? Su tutte le zone che sentite calde e infiammate.
Quanto tempo? Circa per 10 minuti alla volta o fino a quando sentirete che la sensazione di infiammazione si è attenuata. Ovviamente se avete una percezione negativa e non di sollievo, questa terapia non fa per voi e potete stopparla subito.
Fino a quando dovrete mettere il ghiaccio? Fino a quando avrete giovamento o troverete che alcune aree hanno una temperatura più elevata del dovuto. - MASSAGGIO – Un secondo aiuto che potete darvi in questa fase ha sempre come obiettivo la riduzione del gonfiore post traumatico e in aggiunta l’aumento della mobilità del polso.
Dove concentrare il massaggio? Ciò che vi consigliamo di fare è massaggiarvi le zone a valle e a monte del gesso o del trauma, con un’accortezza: sia che siate stati ingessati sia che abbiate avuto una stabilizzazione chirurgica della frattura, considerate off limits le zone dell’avambraccio e del polso, queste non andranno toccate in questa prima fase. Potete invece prendervi cura con un tocco molto leggero e delicato delle zone limitrofe ovvero delle dita, del braccio, della spalla, del petto e del collo.
Quale pressione utilizzare durante il massaggio? Se la vostra pressione è delicata e superficiale, andrete ad interagire con il sistema linfatico, ovvero con l’insieme di tubicini contenuti nel tessuto superficiale (pelle e sottopelle) responsabili della gran parte del drenaggio dell’arto superiore. Per lavorare questi tessuti dovete utilizzare quindi un tocco leggero e superficiale: per essere chiari, usate la stessa pressione con cui accarezzereste un gatto. Anche se vi sembra di essere fin troppo delicati, non preoccupatevi: premendo di più non farete altro che interagire con gli strati più profondi, irritando il sistema linfatico e ottenendo il risultato opposto. Ricordatevi che in questa fase iniziale l’obiettivo primario è lavorare il sistema linfatico, il trattamento della parte profonda muscolare avverrà solo in un secondo momento.
Quanto tempo deve durare il massaggio? Non è importante massaggiare per ore e ore al giorno, bastano pochi minuti, l’importante è che venga ripetuto una o più volte al giorno. Come abbiamo detto per il ghiaccio, se questo trattamento vi dà una sensazione spiacevole di fastidio o dolore interrompetelo subito.
Seconda fase: periodo post-immobilizzazione
Giunti a questo punto l’area traumatizzata è libera ed accessibile quindi possiamo iniziare ad occuparcene.
Ciò che dovete sapere è che in questa fase del recupero spesso viene data fin troppa importanza ai primi esercizi di mobilità. Dal nostro punto di vista di professionisti con molta esperienza sui traumi, la rieducazione motoria post-immobilizzazione è di gran lunga sopravvalutata. Se fate una rapida ricerca nel Web, non passeranno sicuramente inosservati i soliti e ripetitivi esercizi consigliati in caso di frattura al polso, ovvero “stringere la pallina da tennis” e “aprire e chiudere le dita”, esercizi che vengono sempre proposti come se fossero la panacea di tutti i mali. Non saremo noi di certo ad aprirvi gli occhi e a presentarvi le cose come stanno realmente: capirete da soli quanto possa incidere mezz’ora di esercizi con la pallina al giorno sul recupero del vostro polso, anche perché, specie all’inizio, se sovraccaricate il polso con attività motorie troppo precoci lui ne risentirà infiammandosi, con il risultato di un aumento del dolore e nessun utilizzo della mano nella vita quotidiana.
Dal NOSTRO punto di vista invece la cosa più utile da fare in questo periodo è ridurre con delicatezza le tensioni dell’area traumatizzata, abbassare il dolore e favorire l’integrazione graduale e progressiva della mano nelle attività di tutti i giorni. Si perché lo scopo di tutta la riabilitazione altro non è che ritornare a usare quel polso nel quotidiano come prima della frattura.
Solo in un momento successivo potremo parlare di attività motoria vera e propria: gli esercizi a questo punto saranno mirati e indirizzati ad aumentare il controllo del movimento della scapola più che del polso stesso (se vuoi approfondire questo tema leggi link articolo frattura di colles). In ultimo, ci teniamo ad aggiungere che è imprudente e inefficace affidarsi al Web ed eseguire autonomamente gli esercizi a casa, soprattutto quelli dedicati al controllo della scapola, perché si rischia di eseguirli in modo scorretto e di attivare delle posture di compenso che creano tensioni e dolori in altre aree del corpo. Morale della favola: vi consigliamo di fare riferimento a un professionista del movimento per una rieducazione motoria corretta e in sicurezza.
Dopo questa premessa, volendo proseguire con la nostra guida, eccovi un consiglio pratico per trattare da casa l’area traumatizzata.
Automassaggio profondo
Arrivati a questa fase, eliminati gesso e i punti/tutore della stabilizzazione chirurgica, se non avete ancora eseguito i passaggi sopra (ghiaccio e massaggio superficiale) è arrivato il momento di farli.
Per gli altri, possiamo passare a un AUTOMASSAGGIO profondo dei tessuti posizionati tra ulna e radio se avete avuto il gesso (Immagine in alto), in aggiunta vi concentrerete sulla cicatrice se c’è stato l’intervento chirurgico.
L’automassaggio profondo è un trattamento che richiede una particolare attenzione , quindi seguite questa raccomandazione su cosa non fare. Il principio è : SI ALLA PRESSIONE MA SENZA ESAGERARE. Se compare dolore durante il trattamento vuol dire che state mettendo troppa enfasi nel massaggio quindi su una scala del dolore da 0 a 10 ( con 0=nessun dolore, 10= massimo dolore) mantenetevi sotto la soglia del 3 in modo da percepire al massimo un lieve fastidio.
Ora INDIVIDUATE l’area da trattare (tra ulna e radio) e immaginate che questa sia una retta: quello che dovete fare è imprimere tante pressioni con il pollice e, mentre schiacciate, fare delle piccoli frizioni sul punto avanti e indietro, come per togliere una macchiolina. Proseguite così dal polso fino alla piegatura del gomito.
QUANTO andare in profondità con l’automassaggio? Quanto riuscite senza sentir male. Bisogna tener presente la regola più importante ovvero la costanza: non è fondamentale arrivare subito a trattare gli strati più profondi ma è molto importante fare l’automassaggio ogni giorno più volte al giorno per pochi minuti alla volta, in modo da non irritare troppo la zona traumatizzata. Il consiglio che vi diamo è di fare molta attenzione alle differenze che percepite con il vostro pollice ogni volta che trattate i vari punti dell’avambraccio: cercate di cogliere se quei punti di volta in volta diventano più morbidi da massaggiare, se i tessuti scorrono di più, se riuscite ad andare più in profondità e se sentite meno fastidio. Se con il passare del tempo avvengono questi cambiamenti, avete fatto un buon lavoro.
Prendersi cura della cicatrice chirurgica
Come vi abbiamo anticipato prima, chi si è sottoposto all’intervento chirurgico dovrà prendersi cura anche della cicatrice. In questo caso il consiglio è di massaggiare in modo superficiale lo strato cutaneo cercando di farlo scorrere più possibile rispetto agli strati più profondi. Per far questo sconsigliamo l’uso di creme e oli perchè porterebbero la mano a scivolare invece di realizzare uno scollamento dei tessuti.
Ora che siamo giunti alla fine, mettetevi pure all’opera.
Domande ?
Con questo articolo speriamo di esservi stati di aiuto, se volete porci ulteriori domande vi lasciamo con piacere il link del gruppo Telegram aperto a tutti i nostri futuri pazienti e ai più curiosi, in questo modo potete porre direttamente i vostri dubbi al nostro team e ottenere da casa risposte utili e immediate. Tutti i lettori di Udine invece possono fare riferimento direttamente al nostro studio per avere un incontro di persona, basta cliccare il pulsante qui sotto per prenotare una visita.