Manipolazione fasciale – TrattaMIX UDINE – questa TERAPIA è INDISPENSABILE nel trattamento delle problematiche dell’apparato muscolo scheletrico, capiamo perché è INSOSTITUIBILE
In questo articolo “Manipolazione fasciale – perché è LA TERAPIA PIU’ EFFICACE”, ci rivolgiamo a tutte le persone che, sotto consiglio del proprio medico o per semplice curiosità, vorrebbero provare un trattamento di manipolazione fasciale, con la speranza di trovare una soluzione alla propria problematica muscolo-scheletrica.
Prima di spiegare in modo approfondito come funziona questa tecnica, crediamo sia fondamentale chiarire cos’è il tessuto fasciale e qual è il suo ruolo all’interno del nostro corpo.
Queste informazioni sono, a nostro parere, molto importanti, in quanto riteniamo che un paziente ben informato riguardo al percorso terapeutico che potrebbe trovarsi ad affrontare, sia un paziente che molto probabilmente raggiungerà più facilmente gli obiettivi prefissati.
E sappiamo che qualcuno di voi potrà pensare che questo discorso sia privo di senso o non rappresenti un tassello così rilevante, ma vi possiamo garantire che è proprio il contrario.
Spesso, quando una persona si presenta da un medico o da un qualsiasi specialista sanitario per una visita, gli scenari sono due:
- Il professionista sanitario lo ascolta, gli porge alcune domande, lo visita e gli consegna un resoconto con la terapia da effettuare, senza alcuna spiegazione riguardante il suo problema o il suo percorso terapeutico d’ora in avanti;
- Il professionista sanitario lo ascolta, gli porge alcune domande, lo visita e, a conclusione, gli fornisce una lunga spiegazione del suo problema e della terapia che andrà ad effettuare, utilizzando però vocaboli complicati, tipici del gergo medico, e lasciando pochissimo spazio per sue eventuali domande di chiarimento.
In entrambi i casi, il paziente esce dalla visita disorientato, incapace di capire se quel che andrà ad affrontare potrà effettivamente aiutarlo o meno, se ci saranno effetti collaterali, quanto tempo durerà il percorso ecc.
Lo scopo di questo articolo, e più in specifico delle spiegazioni semplici e dettagliate che esso contiene, è proprio quello di fornire alla persona uno strumento indispensabile per capire cosa andrà ad affrontare se deciderà di sottoporsi ad un percorso di manipolazione fasciale.
Queste conoscenze gli permetteranno:
- Di comprendere se, in base alla sua problematica, questa tecnica potrebbe risultare efficace o no;
- Di capire quali informazioni fornire al fisioterapista nel corso della visita per facilitare e migliorare il suo lavoro, nonché ottimizzarne i tempi;
- Di sentirsi parte attiva del percorso di cura, e non semplicemente un corpo che si affida ad uno specialista sperando di guarire.
Per concludere, tenete sempre presente che, aldilà delle competenze che un professionista sanitario può avere per proporre la corretta diagnosi e una terapia efficace, voi siete i migliori conoscitori di voi stessi. E soltanto voi conoscete a fondo tutto ciò che riguarda le vostre esperienze passate, il vostro vissuto, e anche i sintomi che state sperimentando nel momento in cui vi sedete di fronte al terapista per la prima volta durante la visita.
La cosa migliore che potete fare è mettere insieme il vostro bagaglio personale e le informazioni che state per leggere per scegliere CONSAPEVOLMENTE il percorso terapeutico più adatto a voi.
Che cos’è la fascia? Quali sono le sue funzioni?
La fascia è una struttura di rivestimento del nostro corpo. E’ formata da diversi strati di tessuto connettivo, chiamato anche tessuto fasciale, sovrapposti tra loro a formare un tessuto elastico e ben idratato.
Come detto sopra, è un rivestimento: non dovete però immaginarlo come un’unica pellicola che ci avvolge, ma come un insieme infinito di pellicole che riveste dalla struttura più piccola, ovvero la cellula, alla struttura più grande, come un organo o un insieme di organi (solitamente denominato apparato).
A seconda delle strutture che ricopre, il tessuto fasciale può avere spessore e consistenza differenti, e può essere formato da un unico strato o da molti strati che si sovrappongono tra loro.
Per provare a visualizzarlo mentalmente è fondamentale che riusciate ad avere un’immagine completa e tridimensionale del corpo: ogni singolo muscolo, osso, organo, nervo, vaso è rivestito da tessuto fasciale; ma anche ogni insieme di muscoli, nervi e vasi che si trovano in una determinata regione del corpo sono tenuti insieme da tessuto fasciale.
La sua funzione principale è perciò quella di unire ed avvolgere il nostro corpo, proteggere le sue diverse componenti, ma non solo: è infatti fondamentale anche per fornire ad ogni struttura la libertà e la fluidità di compiere tutti i movimenti nel nostro quotidiano e di adattarsi agli stimoli che riceviamo dall’ambiente esterno.
Ora vi chiederete: com’è possibile che un unico tessuto riesca al tempo stesso a legare e a lasciar fluire le diversi parti di un corpo?
La risposta sta nell’equilibrio delle sue funzioni:
- Le membrane che creano il tessuto fasciale sono molto idratate e lubrificate: ciò rende possibile lo scorrimento dei vari strati uno sull’altro; questo scorrimento favorisce la fluidità e la libertà nel movimento.
- Al tempo stesso, queste membrane sono profondamente interconnesse tra loro, a formare una ricca rete di tessuto che fornisce stabilità al corpo. Questa rete di tessuto in qualche modo va a comprimere leggermente i diversi apparati, al fine di mantenere ogni struttura in sede.
- La stessa rete però, proprio per il fatto di essere composta da tessuto fluido e acquoso, non è rigida, ma elastica: questo permette al corpo sia di rispondere ed adattarsi agli stimoli esterni, sia alle strutture in movimento al nostro interno (pensate ad esempio ai polmoni che devono espandersi ad ogni nostro respiro) di espletare al meglio le loro funzioni.
- Infine, il tessuto fasciale è ricchissimo di recettori e terminazioni nervose, tanto da poter essere considerato l’estensione del sistema nervoso periferico. Questa proprietà è fondamentale per assecondare e migliorare i nostri movimenti nello spazio, nonché di conoscere la posizione del nostro corpo anche quando ci troviamo ad occhi chiusi.
Proviamo a spiegarci meglio con questo esempio.
Immaginate di allungare la vostra mano verso un oggetto che si trova in uno scaffale alto della dispensa. Pensate a quante strutture si stanno muovendo: non solo la vostra mano, il vostro braccio, la vostra spalla; tutto il corpo si sta portando verso una determinata direzione.
L’organizzazione e la plasticità nel movimento che state compiendo, ovvero il fatto che tutte le varie componenti del vostro corpo seguano proprio la vostra mano, sono ottenute proprio grazie al tessuto fasciale.
Perché il TESSUTO FASCIALE è così importante nei disturbi muscolo-scheletrici?
Ora che avete compreso cos’è il tessuto fasciale e quali sono le sue funzioni, è importante capire perché esso riveste un ruolo fondamentale nella risoluzione delle problematiche legate al sistema muscolo-scheletrico.
Come detto in precedenza, il tessuto fasciale, in situazioni di normalità, è elastico e molto idratato.
A causa di traumi (e qui intendiamo sia traumi gravi come può essere un incidente stradale, sia microtraumi ripetuti nel tempo, come ad esempio un’attività sportiva che mette sotto stress alcune parti del corpo o un lavoro che comprende attività usuranti e ripetitive), infiammazioni frequenti, interventi chirurgici o situazioni di stress, il tessuto fasciale si altera, andando sostanzialmente ad irrigidirsi in alcune aree.
Immaginate il tessuto fasciale come un vestito molto aderente. Pensate ora di creare un nodo su questo vestito a livello ad esempio del vostro ombelico: il risultato sarà che sentirete tutto il tessuto del vestito tirato verso il nodo, il quale rappresenta già di per se un punto di forte tensione.
Nel nostro corpo, il “nodo” del vestito corrisponde all’area colpita dalla lesione o dall’infiammazione. Visibile o no, il quel punto si va a creare una cicatrice: e quella cicatrice, essendo formata da tessuto disorganizzato rispetto al tessuto iniziale, è più rigida, meno mobile e sicuramente più fragile.
Il corpo di conseguenza tende a proteggerla, andando a modificare la propria postura in modo tale da ridurre le possibilità che subisca altri traumi.
L’alterazione della postura nel tempo porta al sovraccarico di alcuni muscoli a discapito di altri, i quali comporteranno l’insorgenza di dolore e altri sintomi, compresi quelli che probabilmente voi stessi state sperimentando in questo momento.
Per chiarire ulteriormente quest’ultimo concetto, ripensate per un momento al nodo sul vostro ipotetico vestito: per proteggere la zona in cui si trova siete costretti a piegarvi in avanti, verso il vostro ombelico. Questa postura cambia le leve del corpo, andando ad esempio ad allungare i muscoli della vostra schiena e a contrarre eccessivamente i vostri addominali.
Mantenere l’equilibrio diventa un’attività ad alto costo energetico: a lungo andare alcuni muscoli e/o articolazioni tenderanno inevitabilmente ad infiammarsi, generando una problematica muscolo-scheletrica sempre più evidente.
Arrivati a questo punto, speriamo di avervi fornito informazioni chiare e semplici riguardo al tessuto fasciale e alla sua importanza.
Nei prossimi paragrafi, cominceremo a parlare di manipolazione fasciale, per farvi capire di cosa si tratta, quando viene utilizzata e in quali casi si possono ottenere i migliori risultati.
Premesse
Prima di cominciare con la spiegazione, riteniamo doveroso fare una premessa: la manipolazione fasciale è una tecnica creata qualche decennio fa dal fisioterapista Luigi Stecco, il quale tuttora ne possiede il marchio registrato.
La sua strategia di lavoro si basa sull’unione di:
- un’attenta raccolta dei dati anamnestici (ovvero la storia clinica del paziente);
- un insieme di test per la funzionalità dell’apparato muscolo-scheletrico;
al fine di costruire un percorso riabilitativo composto dal trattamento manuale di specifici punti, chiamati trigger points, e risolvere così le problematiche che il paziente ci presenta.
Non intendiamo fornire ulteriori informazioni riguardo a questo metodo, non perché non ne riconosciamo l’efficacia e l’importanza, ma perché la manipolazione della fascia, a nostro parere, può essere intesa in termini meno specifici e meno legati ad una singola metodica.
Per dirlo in altre parole, per manipolazione fasciale noi intendiamo semplicemente la capacità di un terapista di interfacciarsi con il corpo e, più in specifico, con la struttura fasciale del corpo di una persona.
La manipolazione fasciale
Il primo punto da considerare quando si parla di manipolazione fasciale è lo strumento che viene utilizzato per eseguirla: le mani.
Tenete sempre presente, quando vi trovate da un fisioterapista a sperimentare la manipolazione della fascia, che le mani sono non soltanto lo strumento più efficace per eseguirla, ma l’UNICO strumento in grado di farlo.
In altre parole, non esiste uno strumento esterno alle mani di un terapista esperto in grado di identificare sul corpo del paziente i punti rigidi su cui lavorare, la profondità alla quale si trovano, la direzione delle fibre fasciali alterate che si trovano in quei punti (e quindi la direzione di lavoro che si dovrà scegliere per sciogliere la tensione) e, in ultimo ma non per importanza, la tipologia di struttura che si trova al di sotto delle parti di tessuto fasciale alterate (e di conseguenza la tecnica migliore da utilizzare per ottenere il risultato desiderato).
Per comprendere meglio questi concetti, ripensate per un attimo al vostro corpo come ad una struttura tridimensionale ricoperta di tessuto fasciale non solo a livello del suo perimetro, ma anche internamente, negli spazi tra i diversi muscoli, organi ecc: capite bene l’importanza di una sensibilità estremamente elevata, sia per l’effettiva ricerca dei punti da trattare, sia per la scelta della tecnica che non potrà in alcun modo essere standardizzata, come si dovrebbe per forza fare utilizzando uno strumento diverso dalle nostre mani.
Il secondo punto da considerare è la scelta della tecnica.
Come detto in precedenza, per manipolazione fasciale noi intendiamo la capacità di un terapista di interagire con il tessuto fasciale sul corpo di una persona.
Questo significa in realtà che non si parla di una tecnica specifica, ma di un insieme infinito di tecniche che lavorano su quel tipo di tessuto. Pensate ad una semplice carezza che anche voi potete dare o ricevere ad/da una persona a voi cara: in un certo senso, anche quel tocco agisce su un tessuto del corpo, ovvero il tessuto più superficiale e più esterno del corpo umano.
La reale differenza tra una persona qualsiasi e un terapista che utilizza la manipolazione fasciale sta nell’esperienza manuale e nella capacità di comprendere su quale tessuto si sta andando a lavorare.
In altre parole, utilizzare la manipolazione fasciale non significa eseguire meccanicamente i diversi movimenti che compongono una singola tecnica, ma utilizzare diversi approcci che possano liberare tutte le aree di tessuto fasciale che hanno perso mobilità e si sono irrigidite sul corpo del paziente.
Il consiglio è perciò di rivolgervi ad un terapista che utilizzi quotidianamente tecniche di terapia manuale, indipendentemente dal fatto che segua una specifica tecnica piuttosto che un’altra.
Perché la MANIPOLAZIONE FASCIALE è così importante nei disturbi muscolo-scheletrici?
La manipolazione fasciale diventa indispensabile nel caso di problematiche muscolo-scheletriche perché è l’unico approccio in grado di interagire efficacemente con il tessuto fasciale, modificandone la struttura e ripristinando così la mobilità persa.
Ma il passaggio logico fondamentale è un altro: in OGNI disturbo dell’apparato muscolo-scheletrico sono presenti alterazioni del tessuto fasciale. Di conseguenza, la manipolazione fasciale è un intervento inevitabile per risolvere questa tipologia di problematiche.
Considerate questo esempio: una persona si presenta da un terapista per un dolore ad un’articolazione, ad esempio una caviglia.
Su quella caviglia, qualunque sia la causa o l’insieme delle cause che hanno provocato il dolore, qualunque sia la situazione iniziale della persona, qualunque sia la sua storia clinica, sarà presente anche un’alterazione del tessuto fasciale.
Perciò, non sarà possibile pensare di affrontare la problematica senza considerare di risolvere le rigidità fasciali presenti, in quanto ciò porterebbe solo a risultati nulli o poco soddisfacenti.
E, anche nei casi di risultati apparentemente soddisfacenti, essi lo saranno solo dal punto di vista del sintomo, ma non della causa che lo ha provocato.
Prendiamo un secondo esempio: un paziente si presenta dal terapista con una tendinopatia (sofferenza, infortunio e/o infiammazione di uno o più tendini di una regione del corpo) alla spalla destra.
Se il terapista decidesse di affrontare quella tendinopatia utilizzando semplicemente una terapia strumentale, come ad esempio la Tecar o il Laser, il risultato sarebbe un rilassamento dei muscoli interessati e conseguentemente una diminuzione dei sintomi.
Il paziente si sentirebbe senza dubbio meglio, ma la causa o le cause di quella tendinopatia resterebbero invariate, aumentando così di gran lunga la possibilità di un altro episodio doloroso in futuro.
Per capire meglio di cosa stiamo parlando, pensate che generalmente un problema muscolo-scheletrico, derivante oppure no da un trauma recente, è causato da un insieme di fattori che mettono sotto stress quella parte del corpo della persona, come ad esempio l’attività lavorativa, lo sport e/o tutte le attività di vita quotidiana.
In sostanza, l’insieme dei movimenti che sperimentate ogni giorno, può creare uno squilibrio della vostra postura e del vostro sistema muscolo-scheletrico, che viene sovraccaricato in alcuni punti a discapito di altri.
Il vostro corpo diventa quindi un insieme di parti più tese e rigide, intervallate da parti più elastiche ma deboli: ed è proprio da qui che nasce il vostro dolore.
Torniamo per un attimo al paziente con la tendinopatia alla spalla destra: occuparsi della sua spalla, ad esempio, con delle sedute di Laserterapia potrà sicuramente diminuire lo stato infiammatorio dei tessuti e di conseguenza il suo dolore, ma non potrà in alcun modo risolvere le rigidità fasciali che si sono create a causa della sua vita quotidiana e della sua storia clinica, rendendo così necessario un percorso di manipolazione fasciale.
Percorso che non si concentrerà solo sulla spalla, ma su tutte quelle aree del corpo che, irrigidite e dolenti, dovranno essere liberate per consentire alla persona di tornare a muoversi correttamente e di evitare traumi e/o episodi dolorosi in futuro.
In conclusione, speriamo che con questo articolo abbiate acquisito una panoramica completa riguardo alla manipolazione fasciale, tecnica che noi utilizziamo quotidianamente in studio e che, ripetendoci ancora una volta, riteniamo estremamente efficace per risolvere tutti i disturbi del sistema muscolo-scheletrico.