Sdr del piriforme – la sindrome del piriforme non si cura con stretching ed esercizi, per risolvere il problema bisogna ragionare sulle cause – TrattaMIX
Come per altri articoli che potete trovare sul nostro blog, abbiamo scelto di effettuare una ricerca sul web riguardo alla “sindrome del piriforme” (sdr del piriforme): il risultato emerso è una collezione di articoli perfetti per una ricerca enciclopedica, ma spesso troppo specifici e poco fruibili da un possibile paziente che spera di trovare delle risposte chiare ed efficaci per risolvere il suo problema.
Per questo motivo, abbiamo deciso di strutturare questo articolo in maniera un po’ diversa e, se continuerete la lettura, nei prossimi paragrafi capirete perché.
Cos’è la sindrome del piriforme
Tutti voi sarete arrivati qui partendo da una diagnosi o da un’ipotetica diagnosi effettuata da un professionista sanitario o anche semplicemente da un vostro conoscente che ha sperimentato dei sintomi simili ai vostri.
E per prima cosa vi starete chiedendo: cos’è la sindrome del piriforme?
Per fornirvi una spiegazione semplice e chiara, partiamo proprio dalla parola “sindrome”. Per sindrome s’intende sostanzialmente un insieme di sintomi che può essere riconducibile a più cause. Solitamente, essa viene identificata per esclusione di altre possibili patologie specifiche o condizioni cliniche che presentano segni e sintomi simili.
Entrando più nello specifico, per “sindrome del piriforme” s’intende fondamentalmente uno spasmo del muscolo piriforme, un muscolo che si trova in regione glutea, il quale provoca una compressione del nervo sciatico e causa perciò una sintomatologia quasi sovrapponibile alla cosiddetta sciatalgia.
Come avrete forse letto in altri articoli, i sintomi causati dalla sindrome del piriforme possono essere moltissimi. Altrettante sono le possibili cause, che spaziano da traumatiche ad infiammatorie o anatomiche (che riguardano la morfologia stessa del muscolo o del nervo sciatico). La causa più frequente rimane certamente quella idiopatica, ovvero sconosciuta.
Da fisioterapista, la prima domanda che insorge è: se nella maggior parte dei casi non si conosce la causa del problema, com’è possibile trovare una soluzione?
Questo è ciò che tratteremo nei prossimi paragrafi.
Il muscolo piriforme e le possibili cause di dolore
Prima di proseguire con il ragionamento sopra descritto, descriviamo rapidamente il muscolo piriforme.
Il piriforme è un muscolo che si trova posteriormente all’anca: questo significa che anteriormente ad esso si trova il bacino; posteriormente ad esso, in senso verticale, scorre il nervo sciatico, un cordoncino fibroso delle dimensioni circa del vostro mignolo; ancora più posteriormente, in posizione quasi orizzontale, si trova il muscolo piriforme (vedi disegno). Esso origina a livello del sacro e si inserisce sul femore; le sue funzioni principali sono la rotazione esterna dell’anca e l’abduzione dell’anca (ovvero l’apertura laterale dell’arto inferiore).
Tutte queste informazioni sono utili per localizzare mentalmente questo muscolo e comprendere in quali movimenti è coinvolto, ma tenete presente che una delle sue caratteristiche principali è il fatto di essere un muscolo STABILIZZATORE dell’anca.
Proviamo a spiegare questo concetto con un esempio: quando corriamo o ancor meglio saltiamo, esistono due momenti “apice” per l’articolazione dell’anca. Il primo si presenta quando i due capi ossei che compongono l’articolazione (bacino e testa del femore) sono lontani il più possibile tra loro; il secondo si genera quando, al momento dell’impatto con il terreno, i due capi articolari sono nel momento di maggiore compressione. In questi due momenti il piriforme, insieme agli altri muscoli stabilizzatori, entra in funzione per evitare per le due parti si allontanino troppo o, al contrario, che l’impatto tra le due parti diventi troppo violento e traumatizzante per le ossa.
In altre parole, questi muscoli mantengono sempre in contatto i capi articolari così nel momento di minore pressione (ovvero maggiore distanziamento) si attivano per mantenere l’articolazione “in sede”; inoltre, si attivano per tenere saldi e centrati i due capi ossei nel momento di maggiore compressione, in modo tale che l’energia dell’impatto si distribuisca in modo più uniforme e meno traumatico possibile.
Il discorso appena concluso sulla funzione stabilizzatrice del muscolo piriforme è fondamentale per capire quali possono essere le possibili cause di un suo eccessivo stress muscolare che si traduce poi nello spasmo tipico della sindrome del piriforme; e, di conseguenza, capire le possibili soluzioni per risolvere questo problema.
Come detto in precedenza, il muscolo piriforme non è l’unico muscolo stabilizzatore dell’anca.
Nel momento in cui esso si trova in uno stato di sovraccarico significa perciò che:
- Gli altri muscoli stabilizzatori non stanno funzionando come dovrebbero;
- L’anca in questione necessita di maggiore stabilizzazione.
In altre parole, tutto questo ci indica che sono presenti dei punti deboli sul vostro corpo, i quali portano l’anca a lavorare troppo o male e a necessitare quindi di maggiore stabilità.
Facciamo un esempio: immaginate di aver subito una distorsione ad una caviglia che già da tempo è leggermente instabile (in altri termini, se vi portate su quel piede trovate difficile mantenere l’equilibrio). L’instabilità di quella caviglia dovrà inevitabilmente essere compensata da altre strutture articolari e quindi da altri muscoli, ed in particolare essi saranno gli stabilizzatori del ginocchio e dell’anca.
Un altro esempio potrebbe riguardare la distribuzione del carico sugli arti inferiori: immaginatevi di dover scaricare il peso maggiormente su un arto inferiore rispetto al controlaterale (ad esempio conseguentemente ad un trauma all’anca); nel tempo, i muscoli stabilizzatori dell’arto inferiore che deve sostenervi andranno quasi sicuramente in sovraccarico.
Ricapitolando quindi, queste potrebbero essere delle potenziali cause di spasmo del muscolo piriforme: queste informazioni ci permettono di iniziare a ragionare su un possibile percorso riabilitativo, il quale non potrà concentrarsi solamente sul muscolo in questione, ma dovrà ricercare la motivazione per cui si è creata quella determinata condizione.
Alcuni di voi probabilmente si saranno trovati in questa circostanza: il dolore in regione glutea si presenta, il terapista si occupa direttamente del muscolo piriforme con diverse manovre manuali o aiutandosi con terapie strumentali come il laser o la tecar terapia; il risultato è che i sintomi si attenuano per un po’ di tempo, per poi ricomparire.
Il motivo è proprio quello descritto sopra: lavorando solo sul muscolo in spasmo, per quanto possa essere utile a breve termine rilassare un muscolo teso e affaticato, non si va ad eliminare la causa che lo ha portato nella condizione di sovraccarico.
Prima di proseguire, ci teniamo a sottolineare che l’insorgenza di un determinato sintomo difficilmente può essere riconducibile ad un’unica causa scatenante, in quanto in ognuno di noi coesistono più fattori che possono contribuire ad ostacolare la risoluzione di una determinata problematica muscolo-scheletrica.
Il percorso riabilitativo: terapia manuale
Immaginate per un attimo il vostro arto inferiore come un gruppo di palloncini pieni d’acqua tenuti insieme da numerosi strati di pellicola trasparente. Ogni palloncino rappresenta una struttura del corpo (ossa, muscoli, nervi, vasi sanguigni), perciò, a livello del gluteo, troveremo anche il muscolo piriforme e il nervo sciatico, a contatto tra loro.
Nella situazione iniziale, tutti i palloncini sono a contatto tra loro ma sono anche leggermente liberi di fluttuare nello spazio, grazie agli strati di pellicola che scivolano una sull’altra (diciamo grazie ad un liquido acquoso e lubrificante che permette tutto ciò).
Immaginate ora di comprimere l’insieme di palloncini da più direzioni differenti: in un primo momento, inizieranno a deformarsi leggermente, ad avvicinarsi tra loro. Aumentando la pressione, cominceranno a spingersi e comprimersi l’uno contro l’altro, fino ad arrivare al punto di non poter più modificare la loro posizione nello spazio.
Questo è ciò che accade all’interno del nostro corpo: normalmente, tutte le strutture muscolari, nervose, tendinee ecc sono ricoperte dalla “pellicola” che è il nostro tessuto fasciale, un insieme di strati di tessuto connettivo che ci permette di muoverci liberamente e di mantenere determinate posture.
Nel caso della sindrome del piriforme, per una o più cause, la regione glutea in questione si trova a dover sostenere maggiore carico: il risultato è l’irrigidimento del muscolo piriforme, nonché delle strutture fasciali ad esso adiacenti; a lungo andare, anche il nervo sciatico viene coinvolto, in quanto compresso dagli altri “palloncini”.
Tutto questo per farvi capire che la chiave per il successo di un percorso riabilitativo è proprio questa: non dare per scontato che tutto il problema si trovi sul muscolo piriforme, ma preoccuparsi di rilevare tutte le aree rigide sul corpo del paziente che possono in qualche modo essere coinvolte nel mantenimento del suo dolore, ma anche semplicemente nell’impedire alla persona di muoversi correttamente o di mantenere posture corrette durante il giorno, e trattare con la terapia manuale queste aree, per andare così ad eliminare in modo definitivo e duraturo i sintomi provocati dalla sindrome del piriforme e ricostituire l’equilibrio del corpo della persona.
Ci teniamo a sottolineare che la terapia manuale non è l’unica soluzione che può essere proposta dai professionisti sanitari. Alcuni medici ad esempio propongono la tossina botulinica, una sostanza che porta sostanzialmente ad una inibizione del muscolo piriforme.
Rispetto a questo argomento si dovrebbe scrivere un articolo a parte, ma in sintesi non ci sentiamo di consigliarla in quanto, inibendo l’attivazione del m. piriforme, può portare si ad una riduzione della sintomatologia dolorosa, ma anche ad un inevitabile aumento dell’instabilità dell’anca, con conseguenze anche a carico degli altri muscoli che la stabilizzano.
Inoltre, promuove il comportamento fallimentare descritto sopra, ovvero si preoccupa solo del trattamento del muscolo piriforme, senza preoccuparsi di prendersi cura delle strutture ad esso adiacenti.
Il percorso riabilitativo: attività motoria
A seguito di un adeguato percorso di terapia manuale, quando i sintomi sono controllati, è fortemente consigliato proseguire con la parte di attività motoria, al fine di rieducare l’anca ad eseguire i movimenti corretti e di rinforzare i muscoli stabilizzatori (e non solo), evitando così ricadute future e migliorando il sistema muscolo-scheletrico nella sua totalità.