Torcicollo bambino rimedi – Una GUIDA COMPLETA che partendo dal perché è comparso il dolore, ti porta a capire come intervenire subito per ridurlo – TrattaMIX
Torcicollo bambino rimedi – DUE diversi tipi di origine
Torcicollo bambino rimedi – Quante volte avete sentito il vostro bambino lamentarsi di un fastidioso dolore al collo o alla schiena. In questo articolo parleremo proprio del dolore al collo dei più piccoli, distinguendo due casi in particolare (in base all’origine):
- Il dolore compare e permane senza una causa evidente
- Il dolore compare in seguito ad un trauma e quindi è conseguente ad una causa ben definita.
Anche se il dolore di vostro figlio rientra nella seconda casistica (origine traumatica) vi consigliamo comunque di leggere la prima parte dell’articolo, perché da quella capirete i motivi per cui è importante prendersi cura dei suoi sintomi fin da subito e al meglio.
Primo caso – Dolore persistente senza evidente causa scatenante
Prima di partire con i consigli per prendersi cura del dolore al collo del vostro bambino, è doveroso per noi fare 4 premesse, che rappresentano peraltro 4 semplici considerazioni che guidano ogni giorno la nostra pratica Fisioterapica in studio.
- Plasticità – Il corpo umano è una macchina molto flessibile in grado di adattarsi alle alterazioni che subisce (come per esempio le conseguenze di un trauma), modificando rapidamente lo schema con cui si muove, in modo da lasciare a riposo l’area traumatizzata e di conseguenza sentire meno dolore. L’obiettivo è quello di rimanere autonomo, guarire in fretta e ritornare rapidamente al movimento. Questa regola è valida per tutte le età, ma lo è in particolar modo per i giovani, in quanto nessuno più di loro possiede un corpo estremamente idratato ed elastico (caratteristiche indispensabili per un rapido recupero).
- Cicatrizzazione – Ogni trauma, che sia una ferita, una contusione, o uno stiramento, crea delle lacerazioni o delle micro lacerazioni dei tessuti, le quali danno origine ad una o più cicatrici e micro cicatrici che vanno sempre di più a limitare il movimento dell’area del corpo interessata dal danno, l’unica soluzione efficace per ripristinare la normalità è la terapia manuale. La terapia manuale infatti è l’unico trattamento in grado di restituire la mobilità persa al tessuto connettivo. Queste aree cicatriziali non recuperano da sole la mobilità originale e il passare del tempo rappresenta solo ed esclusivamente un aggravante, che porta anche le aree adiacenti a diventare via via più rigide e poco mobili.
- Più cause – Perché si crei un dolore senza evidente causa, non basta un’unica alterazione (come per esempio una tensione derivata da un trauma), ma sono necessarie più alterazioni contemporaneamente . Inoltre più sono giovani i bambini in questione, più importanti devono essere queste alterazioni per irrigidire il loro corpo. Nei paragrafi successivi vi porteremo degli esempi per chiarirvi meglio i concetti di cui stiamo parlando.
- Aumento dello stress muscolare – In qualsiasi caso, affinché compaia un dolore, è necessario che all’equazione si aggiunga uno stimolo stressante, che vada a mettere in crisi una parte del corpo già debole e traumatizzata.
Adesso vi porteremo degli esempi per capire con semplicità tutte e quattro le regole sopra descritte.
Immaginate che un bambino, conseguentemente ad un parto difficile, abbia riportato un trauma al collo tale da limitargli il movimento di rotazione; siccome il bambino, per sua natura, ha un corpo molto elastico troverà subito delle strategie per superare il problema, infatti sfrutterà l’ampia mobilità del dorso e del tratto lombare della schiena per compensare la difficoltà nelle rotazioni cervicali. In poche parole, quando le attività della vita quotidiana lo costringeranno a ruotare la testa, egli spontaneamente ruoterà tutta la schiena nel suo insieme per poter completare il movimento.
Ora immaginate che sia passato qualche anno, il che, come sopra spiegato, è un aggravante per le rigidità già presenti: essendo trascorso del tempo, il collo del bambino in questione tenderà a ruotare ancora meno, ma nessuno intorno a lui se ne accorgerà perché il suo corpo flessibile maschera la limitazione e non esprime alcun dolore.
Continuate ad immaginare lo stesso bambino più grande: ora ha 8 anni e ha iniziato a praticare judo.
Successivamente ad una brutta caduta, il piccolo riporta un trauma alla schiena nel tratto dorso-lombare.
Questa caduta gli creerà del dolore che però scomparirà rapidamente proprio perché il bambino subito troverà una nuova strategia di compenso per tornare in movimento. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un episodio traumatico, che anche in questo caso passa inosservato: il trauma prodotto dalla caduta lascia una cicatrice nei tessuti, che in modo subdolo e non ancora evidente va a ridurre ulteriormente la capacità di rotazione della sua colonna vertebrale.
A questo punto ruotare il collo per il bambino comincia a diventare un’azione faticosa: il piccolo non sente ancora dolore, ma le tensioni che si sono accumulate sulla sua colonna vertebrale sono tante e iniziano a diventare un freno per il movimento. I muscoli del suo collo iniziano quindi a lavorare male, andando facilmente incontro ad affaticamento.
Usate per l’ultima volta l’immaginazione: siamo in un normale giorno di scuola e un amico alle spalle del nostro bambino lo sta chiamando a gran voce; istintivamente il piccolo si gira di scatto per vedere chi lo sta cercando. Quel movimento brusco e veloce aggiunge immediatamente una grande sollecitazione ai muscoli del collo già precedentemente affaticati e irrigiditi. Questo episodio non farà altro che creare delle micro lesioni a livello di alcune fibre muscolari che stabilizzano il collo, piccole ferite che sul momento non creeranno alcun dolore acuto ma che provocheranno un gran dolore la mattina dopo, quando si svilupperà l’infiammazione intorno all’area traumatizzata. Arrivati a questo punto, il corpo del ragazzo presenta molteplici aree rigide, e a causa di questo non è più in grado di trovare delle efficaci strategie di compenso, per ridurre lo stress meccanico sull’area traumatizzata. È a questo punto che il bambino andrà a lamentarsi dei suoi genitori per un dolore al collo spuntato all’improvviso.
Voi genitori cosa fareste in quella situazione?
Come giusto che sia, i genitori non trovando un trauma evidente che possa spiegare la comparsa di quel dolore al collo, inizialmente non si preoccuperanno del sintomo, anzi rassicureranno il bambino dicendogli che quel dolore così come è venuto, andrà via.
Questa ulteriore inosservanza esporrà la colonna vertebrale del bambino a ulteriori microtraumi, che stimoleranno quel dolore e aggraveranno una situazione che all’inizio si era presentata come innocua e passeggera.
La serie di sfortunati eventi che vi abbiamo appena raccontato non sono così diversi dai casi di bambini con mal di schiena che si presentano da noi in studio: abbiamo infatti deciso di dedicare un articolo esclusivamente a questo problema per sensibilizzare i genitori e permettere loro di avere un’attenzione in più nel riconoscere sin da subito i primi segnali di una nota stonata nel percorso di crescita del proprio bambino, offrendo loro i consigli più adatti per evitare di incorrere nella situazione precedente.
I consigli dell’ESPERTO
- Il primo consiglio che ci teniamo a darvi è quello di portare il vostro bambino da un fisioterapista specializzato nei trattamenti dell’età pediatrica che grazie alla terapia manuale sia in grado di individuare e risolvere tutte le tensioni e le rigidità presenti nel corpo per ripristinare in poco tempo la sua naturale capacità di movimento.
- Il secondo consiglio riguarda le strategie che potete adottare nella fase acuta, ovvero nel momento in cui il vostro bambino presenta i primi sintomi di un mal di schiena aspecifico, nella gestione domestica del dolore. Da fisioterapisti possiamo consigliarvi l’uso vantaggioso del calore per rilassare i muscoli tesi e affaticati e il ricorso ad un massaggio molto delicato e superficiale delle aree dolenti. In particolare il massaggio che vi consigliamo di fare non fa riferimento a delle tecniche specifiche ma consiste nello spalmare della crema idratante con delicatezza sulle aree interessate dal dolore finché il bambino non percepirà un bel sollievo. Il massaggio fatto a casa non porterà alla risoluzione del problema, ma la frizione prodotta andrà a creare vasodilatazione e aumento della temperatura locale con conseguente drenaggio dell’infiammazione e rilassamento dei muscoli contratti. Un semplice modo per aiutare il bambino a sentirsi meglio.
Secondo caso – Dolore conseguente ad un trauma specifico
In questa casistica rientrano tutti i dolori al collo e alla schiena che nascono nei vostri bambini in seguito ad un trauma noto, come un colpo di frusta o una caduta. Per capire bene cosa accade durante questi due tipologie di traumi, partiamo dal considerare la colonna vertebrale come un insieme di mattoncini impilati l’uno sull’altro: questi “mattoncini” rappresentano le vertebre che si trovano in collegamento l’una con l’altra per mezzo di diversi tipi di strutture, come le faccette articolari (almeno 4 per ogni vertebra), i dischi intervertebrali (i cuscinetti interposti tra una vertebra e l’altra), e un manicotto di legamenti e di muscoli che contribuiscono a dare protezione e stabilità . Potete immaginare quindi la colonna vertebrale come una molla in grado di muoversi nelle diverse direzioni con un certo grado di mobilità ed elasticità.
Nel momento in cui un bambino subisce un colpo di frusta (un incidente in auto da passeggero, uno strattone alla schiena avvertito sugli autoscontri, ecc…), la sua colonna e in particolare il tratto cervicale subisce una brusca accelerazione in avanti e un rapido ritorno indietro, movimenti non fisiologici che causano un vero e proprio trauma distorsivo a danno di tutte le strutture sopra descritte.
È inoltre importante osservare che il tratto cervicale si trova nella sua porzione anteriore direttamente in contatto con l’esofago, e con i vasi e i nervi della gola. Il colpo di frusta quindi può creare diffuse micro lesioni a livello dell’apparato muscolo-scheletrico della colonna, ma può interessare anche la delicata struttura dell’esofago a lei connessa, con possibili conseguenze sulla deglutizione del bambino.
Altrettanto importanti e degne di nota sono le cadute che i bambini accidentalmente subiscono nell’arco della loro vita: tutte le cadute possono lasciare anch’esse delle micro cicatrici a livello dei tessuti sia nel punto interessato direttamente dalla caduta (area che svilupperà molto probabilmente un ematoma e un gonfiore) sia nei punti del corpo più lontani ma investiti ugualmente dall’impatto col terreno. Basti pensare ai colpi a cui i bambini vanno frequentemente incontro quando cadono sul sedere: questo trauma non fa altro che comprimere come una fisarmonica la colonna vertebrale generando dei dolori al coccige ma anche su tutta la schiena. Ugualmente ogni caduta che interesserà la testa, la bocca, gli arti superiori e inferiori andranno a ripercuotersi sulla struttura centrale che connette tutti questi segmenti del corpo.
In questo paragrafo quindi vogliamo ricordare ai genitori che è importante prendersi cura dei traumi che subiscono i bambini così come ci si prende cura di una distorsione alla caviglia: È consigliabile quindi applicare del ghiaccio laddove si presenti gonfiore ed ematoma, muovere con cautela i punti interessati dal trauma e rivolgersi ad un fisioterapista esperto che sia in grado di occuparsi a 360° delle piccole cicatrici che possono causare rigidità e disfunzioni a lungo termine nei piccoli in crescita.